Advanced Marketing, Business development, Strategia

Traghettare
la
tua
impresa
fuori
dalla
crisi
creando
sistema.
Ecco
perché
(e
come).

Giuseppe Adelardi 21 ottobre 2021

Se mi si chiede quale sia la più grande opportunità dell’imprenditoria italiana (nel mondo delle piccole-medie imprese) non ho ripensamenti: è quella di fare sistema e lavorare in coesione. Viviamo in un paese che ha un potenziale formidabile in termini di biodiversità, bellezza, accoglienza, clima, qualità della vita, qualità enogastronomica. Eppure non riusciamo ancora a mettere a frutto pienamente questo straordinario patrimonio perché sottovalutiamo l’eccezionale occasione data dal collaborare, dal fare sistema. 

In questi anni nel ruolo di consulenti siamo stati coinvolti spesso in progetti che prevedevano la formazione di consorzi, di associazioni, di gruppi di aziende le quali – unendosi – avrebbero creato un progetto condiviso e forte. Spesso purtroppo queste iniziative non sono andate in porto perché non venivano comprese fino in fondo le caratteristiche positive generate da un sistema di aziende che collabora con un fine unico, uno scopo più alto.

Quando si sono realizzate, abbiamo assistito a una crescita di queste realtà e delle aziende che ne hanno fatto parte, del loro posizionamento nel mercato ma anche nella felicità stessa di imprenditori e collaboratori. 

La mancata attuale comprensione delle potenzialità di fare sistema si ritrova in una limitata cultura imprenditoriale del nostro paese. L’Italia è un paese nato sulla piccola artigianalità, sulla coltivazione e sulla pesca: non si è sviluppata precocemente una cultura imprenditoriale forte e lungimirante che consentisse la comprensione di dinamiche di questo tipo, ma c’è una transizione in atto.

La speranza è rappresentata dal ricambio generazionale.
Molte aziende stanno infatti vivendo profondi cambiamenti che vedono un aumento di responsabilità a carico delle nuove leve: acculturate, globali e maggiormente capaci di lasciarsi permeare dalle esperienze che vivono, vedono e studiano.

Negli ultimi anni abbiamo avuto per clienti anche imprenditori più giovani, solitamente rappresentanti le seconde o terze generazioni di imprese familiari.
Sono caratterizzati da un’istruzione media più elevata, una maggiore apertura mentale e culturale, maggiore padronanza dei mezzi di informazione. Questi elementi consentono loro di modificare le organizzazioni in cui operano rendendole snelle e dinamiche; essi sono capaci di rischiare, vogliosi di confrontarsi con le altre aziende in modo costruttivo e – appena possibile – collaborare.

Purtroppo – in alcuni casi – il retaggio e l’educazione familiare sono ancora presenti e limitano la visione di questi nuovi imprenditori, ma nella maggior parte dei casi i progetti di maggior successo e di maggior coraggio sono venuti proprio dal lavoro in favore di imprese che hanno lasciato spazio alle nuove generazioni.

COVID: l’opportunità di rimuovere un importante freno al successo dell’imprenditoria italiana

Come sempre, cerchiamo di vedere in ciò che stiamo affrontando e in questa emergenza sanitaria ciò che c’è di buono, l’opportunità che si rivela.

Non siamo gli unici a ritenere che il Coronavirus possa essere un acceleratore di trasformazioni vantaggiose che erano già in atto ma che procedevano con lentezza (The Economist: Why coronavirus will accelerate the fourth Industrial Revolution oppure The Economist: The changes covid-19 is forcing on to business) e riteniamo anche in questo caso che le estreme difficoltà che si sono create e che avranno effetto per un periodo non più breve di due anni, possano spingere a un cambio di mentalità importante il tessuto imprenditoriale italiano.

Se da una parte le aziende saranno spinte ad affinare il proprio modello, a rendere più efficiente la propria azione e a limitare i costi che non generano utili, riteniamo che una delle azioni capaci di creare maggior vantaggio competitivo a livello internazionale sia rappresentata dalla creazione di sistemi composti da più imprese.

Da sempre siamo stati grandi sostenitori di progetti di coesione sviluppati tra imprenditori, tra associazioni, tra consorzi, tra istituzioni e anche tra un mix di tutte queste realtà. Abbiamo sempre visto con favore l’interscambio di informazioni, di capacità, di cultura, di visione.

Nei prossimi mesi, quando molte imprese – nella loro individualità – potrebbero non avere la possibilità di affrontare il mercato, creare rete non sarà più una delle opzioni ma l’unica opzione rimasta. Questo potrebbe essere un “battesimo del fuoco” ma utile per la competitività italiana dei prossimi cinquant’anni, in quanto riteniamo sia proprio in questo aspetto una delle più grandi residue problematiche dell’imprenditoria nostrana.

Risolvere questa pecca potrebbe eliminare uno dei motivi per cui fatichiamo ad affacciarci nel mercato globale, a valorizzare il nostro mercato interno e quindi a mettere a frutto appieno tutto il patrimonio a nostra disposizione. Riuscendo a fare questo, potremmo diventare uno dei paesi che crescerà maggiormente nel futuro.

Se le imprese italiane, nei mesi a venire, riusciranno a mettere in atto iniziative di sistema (anche lasciandosi ispirare dai cugini anglossassoni e statunitensi, che sono in questo maestri) avranno l’occasione di portare nel mercato con grande forza una serie di fattori competitivi che sono caratterizzanti dell’impresa nostrana:

creatività;

ampia e variegata cultura;

problem solving;

lateral thinking;

gusto;

qualità;

diversità.

Ovviamente parlare di “sistema Italia” risulta in un discorso così ampio che può risultare vacuo. Non possiamo in questa sede indagare le implicazioni e congiunture politico/finanziarie che insistono sui mercati globali. Pertanto, in questo articolo, ci concentreremo su ciò che possiamo fare noi: i singoli imprenditori delle piccole e medie imprese.

Quale vantaggio possiamo creare? Cosa possiamo costruire con le imprese che ci circondano, con i nostri stakeholder ma soprattutto con i nostri competitor (NdR.: non chiamateli più così!).

Guardiamo ai maestri.

Trattando questi temi non si può che guardare ai maestri ovvero ai paesi anglosassoni, che sulla capacità di fare sistema e di ascoltare hanno costruito il proprio successo. Non a caso tutti i migliori testi e discorsi su questo argomento arrivano da USA e Inghilterra. Ed ecco che perfino in una pellicola cinematrografica possiamo trovare speech che possono ispirare gli imprenditori.

 

 

 

 

In una ovvia spettacolarizzazione si può e si deve vedere il significato insito nel discorso di Al Pacino: nei momenti di maggiore difficoltà è facendo squadra che si può rinascere. Le migliori capacità di ognuno devono essere condivise per il bene di tutta la squadra, di tutto il sistema.

“O risorgiamo come collettivo, o saremo annientati individualmente.”

Non è un caso che le più importanti imprese del pianeta invitino sportivi per sessioni di coaching al proprio personale: lo sport ha insegnamenti forbidabili da consegnare al mondo del lavoro e dell’impresa. Gli sportivi imparano sul campo:

il valore della pazienza e della perseveranza;

il valore del sacrificio;

il valore del fare squadra.

L’abbiamo già detto (Il tempo dell’imperfezione e dell’ascolto) questi saranno gli anni dell’ascolto, oltre che della condivisione. Ascoltare significa aprirsi agli altri, imparare, distruggere i propri difetti per ricostruire.
Significa mettersi a disposizione, aprirsi a ciò che gli altri hanno da insegnarci.

Lasciarsi permeare in maniera attiva. In altre porole “Listen to influence“.

Tutto questo corrisponde al fare sistema. Benché, infatti, gli esempi che porteremo relativi al “fare sistema” sono pratici, un sistema nasce già dalla condivisione di informazioni e mentalità che facciano crescere le singole realtà.

Quali sono i vantaggi di fare sistema?

1) Budget:

Partiamo dalla considerazione più immediata: condividere un progetto consente di unire i budget e avere così maggior potenza economica per la comunicazione, per gli eventi, per le pubbliche relazioni, per le ricerche di mercato. È possibile accedere a luoghi e spazi in cui da soli non è possibile arrivare, è possibile organizzare eventi con ospiti che da soli non ci si potrebbe permettere.

2) Network:

Condividere un progetto significa anche condividere il proprio network. Significa dare (e ottenere) contatti importanti come quelli di fornitori, stakeholder, agendi, rivenditori, buyer, giornalisti e finanziatori. Se in alcuni casi condividere tali contatti con un operatore dello stesso settore può rappresentare una criticità, farlo intelligentemente – magari con imprese complementari – è certamente un vantaggio.

3) Co-marketing:

Fare sistema significa anche condividere il valore della propria azienda e ricevere quello delle altre. Clienti fedeli alle altre imprese con le quali crei un percorso, vedranno sotto un altro occhio la tua azienda in quanto vedranno una condivisione di valori che per loro diventa importante, e li renderà tuoi potenziali clienti.

4) Condivisione di talenti:

Fare sistema significa anche condividere i propri talenti. Se una singola azienda ha un limitato “pool” di marketer – ad esempio – molte aziende possono far lavorare insieme i propri marketer al fine di creare strategie che facciano leva sulle competenze di tutti. Ma si pensi anche ai commerciali, ai designer, ai product manager.

5) Interscambio:

Fare sistema significa poter scambiare materie prime, ed anche personale. Se il sistema che crei è composto da diverse imprese dello stesso settore, esse potrebbero creare un mercato interno di acquisto/vendita di prodotti o materie prime. Un’impresa potrebbe assumere il dipendente meritevole di un’altra che sta per essere svincolato.

6) Condivisione dei luoghi di vendita:

Se crei sistema con imprese complementari alla tua, puoi condividere anche i punti in cui il tuo prodotto viene venduto. Se, ad esempio, sei un produttore di cioccolato di alta qualità potrai vendere il tuo prodotto nella bottega che vende le confetture dell’azienda con cui stai creando la partnership, e viceversa.

7) Condivisione di dati:

Ogni azienda raccoglie dati: attraverso esperienza diretta o ricerche di mercato. In una partnership questi dati possono essere condivisi a vantaggio di tutte le aziende che fanno parte del gruppo e da questi dati ogni azienda potrà trarre conclusioni importanti. In una certa regione si preferiscono prodotti affumicati piuttosto che freschi? In un’altra prodotti più amari rispetto a prodotti dal gusto acido? Sono dati che possono permettere pianificazione strategica.

8) Felicità (o meglio, serenità):

L’uomo ha tra i principali bisogni, come dimostrato dalla piramide di Maslow, quello di stare insieme e socializzare. Ecco dunque che la collaborazione tra aziende, tra organizzazioni – le quali sono composte da persone – genera felicità e motivazione.

Non parliamo di felicità come metodo per aumentare la produttività che, come si legge in questo articolo di Harvard Business Review è un concetto oramai obsoleto e superato. La felicità dello stare insieme deriva dal non sentirsi soli, dal voler fare il bene anche degli altri, dal poter trovare supporto di più persone nei momenti di difficoltà.

Si tratta di una serenità che non è un dovere produttivo, ma il risultato del sistema.

9) Team building:

La collaborazione tra aziende consente di motivare il team attraverso un’importante caratteristica: quella di avere uno scopo comune – solitamente – più alto. Più aziende che si uniscono per un progetto condividono non solo gli asset ma anche gli obiettivi. Di conseguenza quello che è lo scopo della singola realtà si fonde con quello delle altre, dando vita a un quid più ambizioso, più elevato. Che ispira maggiormente.

Come fare sistema?

Ecco alcuni spunti:

1) Un progetto:

Una partnership, un sistema di aziende, può nascere da un singolo progetto. Ad esempio una campagna di comunicazione per far ripartire una zona turistica, un progetto benefico da condividere, l’implementazione di una rete vendita comune per l’estero.

2) Un consorzio:

Se vuoi creare un sistema con aziende simili alla tua puoi creare un consorzio: questo consentirà di dare visibilità a un prodotto, a una zona, a un metodo produttivo in un modo impensabile e irrealizzabile per una singola azienda.

3) Una campagna pubblicitaria:

Aziende si possono unire anche solo per creare una campagna pubblicitaria condivisa attorno a un set di valori comuni. Oltre ad avere maggior forza in termini di budget, ad aver accesso a piattaforme più importanti e consulenti più bravi, si attiveranno sistemi di co-marketing e di percezione positiva da parte dei clienti e potenziali clienti (i quali percepiscono positivamente la collaborazione tra diverse realtà);

4) Condividere punti vendita:

Un’azienda che ha raggiunto un punto vendita strategico e ha creato rapporti con buyer e dirigenti può mettere a disposizione delle altre questa credibilità, presentandole e contribuendo al loro inserimento presso il medesimo punto vendita. Aprirà così un nuovo canale per i partner portando un vantaggio immediato e sostanziale a tutto il sistema;

5) Imbastire un sistema logistico comune:

Alcune aziende faticano a gestire le spedizioni a causa di diverse complicazioni. Produci un prodotto che deve essere spedito attraverso il sistema del freddo ma la spedizione ai privati diviene svantaggiosa per i costi che comporta? Una possibilità risiede nel trovare realtà con esigenze simili e unire il sistema logistico, condividere i fornitori, individuare un hub comune dal quale spedire.

6) Creare pacchetti per i clienti:

Produci birra? Perché non vendere attraverso il tuo e-shop un pacco composto da carne, birra e salsa?
L’unione di diverse aziende per la creazione di pacchi da spedire (o vendere) comunemente può rappresentare un grande vantaggio competitivo nel mercato. Spesso infatti i bisogni dell’utente sono complementari: se dovrà – ad esempio – organizzare una grigliata, avrà bisogno di acquistare da diversi produttori individuandoli, sostenendo spese di spedizione per ogni singolo acquisto e dedicare più tempo. Unirsi significa condividere la propria credibilità e semplificare i processi al potenziale cliente.

Vi sono terze parti che si fanno carico di questo, ma vuoi lasciare questo potenziale a terzi o puoi farlo tuo?

7) Un evento (anche digitale!):

Diverse aziende possono unirsi per creare un evento comune (in questo periodo si può anche considerare un evento totalmente digitale) al fine di aumentare la visibilità e la partecipazione all’evento stesso, a vantaggio comune. Aziende che hanno valori simili hanno infatti clienti potenziali simili che possono mettere in condivisione;

8) Visibilità stampa:

Alcune aziende possono unirsi per creare – ad esempio – un’iniziativa benefica congiunta che, grazie alla partecipazione di molte realtà, può raggiungere risultati importanti. Attraverso questo tipo di azione si può attrarre l’attenzione della stampa ottenendo visibilità come insieme, ma che risulta in visibilità per le singole imprese. Opportunità che un’azienda da sola difficilmente può creare.

9) Una NewCo:

Abbiamo tenuto la NewCo come ultimo dei nostri punti perché rappresenta il modo più concreto, complesso e permeante di fare sistema. Abbiamo seguito più di una NewCo che si è creata tra aziende complementari o dello stesso settore e possiamo affermare che si tratta di una risorsa di enorme valore per la maggior parte delle piccole e medie imprese che condividono valori e visione. Come abbiamo visto la settimana scorsa nella nostra indagine “Come affrontare la riapertura? 17 soluzioni per produttori e fornitori” il mondo imprenditoriale italiano è composto al 98% da piccole e micro imprese. In particolare, il segmento del food & beverage è caratterizzato da piccoli imprenditori dell’alta qualità e con alto tasso di artigianalità che possono trovare forza dalla creazione di nuove entità per crescere insieme.

Un esempio è rappresentato dal successo di realtà come Alce Nero che è un vero e proprio sistema di piccole imprese (oltre 1.000) unite in un marchio molto più forte delle singole realtà. Un altro esempio è rappresentato da Mielizia, marchio che fa capo a Conapi e che raggruppa piccoli apicoltori (oltre 600) sotto un unico brand e un’unica gamma di prodotti.

Facci sapere cosa pensi dei nostri spunti, ti ritrovi in questi concetti?

E se hai la possibilità e il desiderio di fare sistema e desideri supporto, non esitare a contattarci!

Giuseppe Adelardi

CEO di IDEA Food and Beverage, marketing manager e business developer. In base ai dati raccolti dalle nostre analisi di mercato, creo le strategie ed estrapolo i posizionamenti strategici dei nostri clienti. A seguire, a partire dal business plan delle aziende, elaboro il budget e il marketing plan.

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